
Nero Piombo

Nelle scorse settimane, gli alunni delle classi quinte hanno avuto la possibilità di vedere via streaming il film documentario Nero Piombo, della regista bresciana Paola Castriota, che ricostruisce la storia della strage di Piazza Loggia, avvenuta il 28 maggio del 1974, con l’obbiettivo di “restituire l’essenza dei fatti senza mai semplificarne la natura”, come ha affermato la stessa regista in un’intervista al Giornale di Brescia.
Attraverso la forma del docufilm, gli studenti hanno potuto entrare nel vivo del contesto storico internazionale della Guerra fredda e degli Anni di Piombo in Italia, ascoltando le testimonianze di alcuni protagonisti di quel terribile evento, come quella di Manlio Milani, e visionando documenti e atti processuali inediti.
Ai ragazzi è stato poi chiesto di raccogliere le loro impressioni e considerazioni sul film in un breve elaborato, sottolineando quali immagini li avessero maggiormente colpiti o quali aspetti di questa vicenda storica avessero attirato la loro attenzione, per discuterne poi insieme alla classe e alle insegnanti di Storia.
Di seguito le riflessioni di alcuni di loro, che testimoniano al meglio la finalità di questo documentario a pochi giorni dall’anniversario della strage: aiutare i giovani, attraverso la conoscenza storica, a sviluppare responsabilità e impegno civile, nonché farsi promotori di memoria collettiva.

“Sicuramente il lavoro di documentazione di questa strage è estremamente dettagliato ed espressivo. Non conta la qualità o la tecnica che si cela dietro questi scatti, conta ciò che comunicano o che vogliono trasmettere anche solo a chi li guardi di sfuggita. Molti sono sfocati o senza proporzione, ma hanno in sé un valore simbolico che colma qualsiasi mancanza tecnica. Personalmente ho scelto tre fotografie in particolare nelle quali ho apprezzato la fisicità, il bisogno di un appoggio, una mano da stringere”.
(Camilla Inselvini, classe 5 LS)
Che cosa accomuna l’emergenza Coronavirus di oggi alla strage di 45 anni fa?
«La morte improvvisa, che porta con sé il mancato accompagnamento alla fine della vita da parte di familiari e amici – racconta Manlio Milani in una intervista rilasciata al Corriere della Sera. Oggi per questo virus si muore negli ospedali da soli, senza l’assistenza e il saluto affettuoso dei propri cari, nemmeno dopo il decesso. Lasciando in chi resta un vuoto che ricorda ciò che accadde a noi in piazza Loggia; una mutilazione a cui non si è preparati e provoca quasi dei sensi di colpa per non aver potuto dare alle persone scomparse tutto ciò che avresti voluto». Secondo il parere di Milani, ciò che davvero salverà l’Italia da questa terribile crisi, sarà la solidarietà e il senso di responsabilità che il popolo italiano saprà dimostrare.
(Giulia Pennacchio, classe 5 LC)
La foto che mi ha colpito maggiormente è stata quella di Arnaldo Trebeschi inginocchiato, che piange sul corpo del fratello morto. Mi ha fatto tanto riflettere perché, al giorno d’oggi, soprattutto per noi giovani europei, le guerre e la violenza ci sembrano qualcosa di lontano. Ma credo che non sia così. Dobbiamo aprire gli occhi, anche la nostra città è stata vittima di attentati. E oggi, paesi non tanto distanti da noi stanno soffrendo, come hanno sofferto i bresciani durante la strage. La differenza sostanziale è che siamo nati nella parte “fortunata” del mondo dove il governo è riuscito, anche se dopo un lungo e tragico periodo, a reprimere gli estremismi e a garantirci una vita dignitosa.
(Paola Turla, classe 5 LL)