28 Ago 2020

UN NUOVO INIZIO SEGNATO DALLO SGUARDO

Intervento di p. Gino all’assemblea di inizio d’anno dei docenti

Al di sopra della mascherina si affaccia lo sguardo!

Mai come in questa situazione paradossale, che stiamo vivendo, diventa vera l’affermazione che gli occhi sono lo specchio dell’anima. A noi il compito di far brillare gli occhi: di curiosità, di stupore, di bontà, di intelligenza, di amore…
Il Coronavirus non basta a cambiarci e tanto meno a cambiare la scuola.

Nessuna pandemia ci salverà dalla meschinità di chi per tutta l’estate ha messo al centro della discussione problematiche farlocche e mai le vere domande che riguardano davvero la scuola, gli insegnanti, le famiglie e gli alunni.
Eppure questa “strana cosa” (la pandemia) ci ha fatto scoprire che ci allontana da tutti e ci avvicina a noi stessi, esperienza complessa e per niente facile, che morire è brutto, ma è peggio morire senza amore, e, anzi, ancora peggio è vivere senza amore.

La cosa peggiore della crisi pandemica che ci ha condizionato e ci condiziona così pesantemente, sarebbe sprecarla”, ci ha suggerito Papa Francesco. E questo è il giudizio che ci guida in questo “nuovo inizio”.

Oggi è un giorno da segnare in modo speciale e particolare nell’avventura del nostro lavoro, della nostra missione e della nostra professionalità.

«Ogni giorno in cui non viene chiusa nessuna scuola è un buon giorno».

A maggior ragione è un buon giorno quando la scuola si riapre.
Si riapre nell’incertezza certamente, ma non possiamo auguraci di insegnare e di apprendere dietro uno schermo.
Le relazioni in presenza favoriscono una conoscenza creativa e feconda.

Siamo entrati in un tempo di domande e le risposte ce le guadagneremo sul terreno.

Infatti anche l’incertezza diventa uno stimolo e non rassegnazione noiosa, perché l’incertezza è opportunità, se non copre a tal punto il cuore e la mente da farci dimenticare il diritto di guardare il futuro con un pensiero di speranza.

L’incertezza è un dato di realtà che va accettato e che stabilisce un’evidenza indiscutibile: la comodità e l’immobilità appartengono al canone “pensionabile” della realtà, ma sono estranee alla realtà-reale che è sempre oltre, è sempre più grande. Ed è il motivo per cui lo slogan: “andrà tutto bene” che istintivamente al principio m’infastidiva, ho cominciato a sentirlo amico e possibile.

Vorrei proprio comunicarvi con forza la ragione di una speranza capace di raccogliere il peso buono del deficit di questi mesi e dell’incertezza che continuerà ad accompagnarci; una speranza che non si spaventa, ma trova vigore nelle difficoltà e dalla difficoltà.

Cosa vogliamo per i nostri studenti?

Un futuro garantito o un futuro responsabile?

Non possiamo dare il tocco della campanella senza guardarci dentro e senza guardare dentro agli occhi dei nostri ragazzi. Sono stati mesi difficili e importanti, mesi carichi di domande. Non possiamo sprecarle.

Dobbiamo intercettarle per farle diventare spunto di ripartenza. Si può e si deve ricominciare. Ma non si può ricominciare come se niente fosse accaduto. I mesi tremendi, che ci stanno alle spalle, hanno mostrato il tutto e il niente. Il tutto e il niente vissuti all’estremo. Perciò non si può cominciare senza aver presenti le domande che contano. O per dirla con Leopardi: “Che fa l’aria infinita, e quel profondo/ infinito seren? Che vuol dire questa/solitudine immensa? Ed io che sono?”

Per ricominciare davvero, bisogna ripartire non in modo qualsiasi.

Me lo auguro e alla MdN ce lo chiediamo tutti.

Il direttore
p. Gino Toppan