21 marzo-giornata della poesia
23 Mar 2022

21 marzo: giornata della poesia

Il 21 marzo si celebra la giornata della poesia: quale momento migliore per ricordare che scrivere poesia è un gesto rivoluzionario?

A questa lezione hanno partecipato gli alunni delle prime e delle seconde e alcuni ragazzi ucraini.
Il professor Marco Zanelli, dottorando all’Università Cattolica e docente stimato, con attenzione e cura ha accompagnato i ragazzi nel mondo della poesia, illustrando come quest’arte sia un’arma potentissima per riflettere su quanto ci circonda.


Sopra il foglio bianco si preparano al balzo

lettere che possono mettersi male,

un assedio di frasi

che non lasceranno scampo

                                              

Wislawa Szymborska

Il 21 Aprile, è l’equinozio di primavera. Questo ovviamente lo saprete; ma lo sapevate che si celebra anche la poesia? Infatti è anche la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dalla Conferenza generale dell’Unesco nel 1999, e celebrata per la prima volta nel 2000. Per questa speciale occasione le classi prime del liceo Classico, Scientifico, e Linguistico, si sono riunite con la guida degli insegnanti di letteratura e lingua italiana nel Salone del Pellegrino, e con l’aiuto del Sig. Marco Zanelli, docente di letteratura greco e latina e ora ricercatore, i ragazzi hanno imparato che:

1 La poesia controbilancia la nostra mortalità

In una delle poesie lette, il professore che spiegava ci ha detto che almeno una volta nella vita abbiamo reso un momento immortale. Infatti cos’è la fine? Ci hanno sempre insegnato che ogni cosa ha un’inizio e una fine, ma perché non rendiamo tutto una retta? Un insieme infinito di punti… Finché siamo in vita ogni momento è immortale, impresso secondo dopo secondo nella nostra mente, come ricordo; e quando la morte verrà a prendersi cura di noi, allora potremo dire la parola “fine”, e rendere la vita passata qualcosa che ha avuto inizio e in quel momento una fine.

2. La poesia può celebrare la vita, in quanto tale, con parole idonee.

La poesia non parla solo di malinconia e dolore, ma a volte fa riferimenti alla vita ordinaria e quotidiana. Il poeta scrive di ciò che ha vissuto, capito, imparato, … degli oggetti cari, di piante con caratteristiche che stanno loro a cuore,…

Walt Whitman scrive:

 O me, o vita! domande come queste mi perseguitano:

degli infiniti cortei d’infedeli, di città gremite di stolti,

di me stesso sempre a biasimare me stesso, (perché chi più stolto di me, chi di me più infedele?) di occhi che invano anelano la luce, del significato delle cose, della lotta che sempre si rinnova, degli infelici risultati di tutto, delle sordide folle ansimanti che vedo attorno a me,

degli anni inutili e vacui degli altri, e di me intrecciato con gli altri,

la domanda, ahimè! così triste, ricorrente – Cosa vi è di buono in tutto questo, o me, o vita?

Risposta:

Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità.

Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un verso.

L’espressione O me, o vita! è una vocazione, come se stesse chiedendo a se stesso o ad un dio di rispondergli alle domande che poi gli pone. Si chiede perché tutto è così, del significato delle cose,… e poi che cosa c’è di buono in tutto quello che ha elencato. E si risponde: lui si accorge che vive, che ne vale la pena, che la vita che sta conducendo esiste perché lui la vive, e la percepisce con tutti i sensi, e si riconosce un in identità. Che la vita è uno spettacolo potente, e che ognuno di noi può dare il suo contributo con un verso.

3. La stragrande maggioranza delle poesie è triste

Quante volte abbiamo sentito nelle poesie sentimenti tristi e struggenti? Di amori andati male,… di amicizie perdute,… di notti nostalgiche e piene di ricordi,…

Le poesie, essendo il riflesso scritto dei sentimenti dell’autore (o in generale, delle persone) su un argomento o un fatto, ci rivelano spesso questi sentimenti che ognuno di noi comprende come riesce a comprendere. Il poeta può aver vissuto una vita tragica o gioiosa, dinamica o statica, da solo o in compagnia; e in base a tutte queste esperienze, scrive ciò che ormai ha maturato dentro di sé da tanto tempo: la consapevolezza che un giorno morirà, che perderà qualcosa, che ha perso qualcuno, che i ricordi si fanno ora nitidi e ora sfumati dal tempo, che questo passa, che provano sensazioni e sentimenti sempre più veri, forti, o incredibili, e che non riescono a tenerseli dentro, nell’anima, se non scriverli e dirci tutti i segreti che loro hanno compreso dalla loro vita.

4. La poesia sublima il dolore

Come detto precedentemente, la poesia parla di cose tristi, nostalgiche, dolorose, ormai vissute. Ma che parole utilizza? Il verbo sublimare significa innalzare, aumentare. Spesso le parole hanno più effetto dei gesti o delle immagini, e quando si parla di emozioni, riescono ad amplificarne la grandezza, l’intensità. A volte lo fanno trasparire, “coprendo” con il velo delle parole la vera forza dei sentimenti, scritti con inchiostro e razionalità, e sembra che l’autore lo faccia anche a posta: come si può non ignorare la profondità dell’anima?

Isabelle Salvati