
Afghanistan, Libano, Haiti: sgomento e preghiera
Afghanistan, Libano, Haiti sono i nomi di tre nazioni devastate dalla guerra, dalla corruzione, dal terremoto. Purtroppo non sono i soli nomi dove si consumano tragedie spaventose. Davanti a queste situazioni ci fermiamo innanzitutto a pregare:
O Dio Onnipotente e Misericordioso
Non Ti può comprendere chi semina l’odio e la violenza
Non Ti può accogliere chi disprezza il bene comune.
Ha bisogno di Te chi ha visto morire i propri cari e distrutte le proprie cose.
Guarda la nostra condizione umana turbata
Da tanta violenza, disperazione, sofferenza.
Rendici generosi e capaci di mettere la nostra goccia
Nel mare di carità di cui il mondo ha bisogno.
A chi affoga nello sconforto dona qualcuno che dia sollievo,
A chi, come noi, vede da lontano dona la grazia di non passare con indifferenza da una immagine a un’altra.
Amen
“Per fare la pace – ha detto Papa Francesco nel 2014 – ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”.
Per avvicinarsi a Dio, il pensiero deve farsi preghiera. Forse è arrivato il tempo in cui anche per accostarsi all’uomo i pensieri e le azioni devono diventare preghiera.
Noi ci ostiniamo a pregare perché la voce sommessa della preghiera è più forte del fragore delle bombe e delle armi; noi ci ostiniamo a pregare per testimoniare che chi usa il nome di Dio per uccidere non è un buon servitore di Dio, ma lo bestemmia; noi ci ostiniamo a pregare perché l’Occidente riconosca Dio per ritrovare l’uomo; noi ci ostiniamo a pregare perché di fronte a un pericolo che supera la misura dell’uomo, abbiamo bisogno della misura di Dio.
Padre Gino Toppan