17 Mag 2022

Il lavoro

Una newsletter più breve del solito. Breve quanto a parole, ma densa di inviti e appuntamenti.

Arriva quasi al termine dell’anno scolastico. Giusto il tempo di sistemare le ultime cose e saranno esami e giudizi (e poi vacanza). Ma una breve riflessione ce la concediamo.

Un anno di lavoro, in condizioni ancora strane e difficili. Ma quando non lo sono? 

Certo la pandemia… Certo, terribile, la guerra… 

Eppure abbiamo lavorato. Abbiamo costruito un po’ di noi stessi e un po’ del mondo.

Il lavoro.

“Quelli degli operai, ciascuno canta il suo come di dovere,

forte e giocondo,

il falegname canta, mentre misura l’asse o la trave,

Il muratore canta, mentre va al lavoro o ne torna,

Il battelliere canta ciò che gli conviene sul battello, 

il marinaio canta sul ponte del piroscafo,

Il calzolaio canta seduto al deschetto, il cappellaio in piedi,

Il canto del boscaiolo, quello dell’aratore che la mattina si avvia ai campi, 

o durante il riposo meridiano, o al tramonto,

Il delizioso cantare della madre, o della giovane sposa che lavora, 

o della ragazza che cuce o lava.

Ognuno canta ciò che si addice a lui, a lei, e a nessun altro,

Il giorno ciò che si addice al giorno – di notte la compagnia

di giovani robusti e cordiali,

Cantano a piena voce i loro forti canti melodiosi.”

(Walt Whitman, Odo cantar l’America, odo i canti molteplici)

Dio non voglia che manchi mai alle nostre mani il lavoro. Non solo per guadagnare il sacrosanto pane quotidiano, ma anche (soprattutto?) perché anche noi, la sera, possiamo cantare a piena voce i nostri canti melodiosi.

La sera o, come oggi, al termine di un anno vissuto insieme.