Marguerite Léna in “Lo spirito dell’educazione”
“L’agire educativo ci è apparso come l’impegno di una libertà al servizio di un’altra libertà.
Quella del bambino o del giovane è ancora incoativa e fragile, quella dell’educatore adulto può essere più o meno ferita e appesantita dalla vita. Tuttavia in questa relazione prosaica e sempre un po’ difettosa, è contenuta la domanda più importante che un uomo possa porre ad un altro uomo – quella del senso da dare alla propria crescita: chi sono, chi devo essere? – e la risposta più nobile che un uomo possa dare a un altro uomo, quella della sua umanità condivisa.
L’agire educativo smentisce così vigorosamente la vecchia tesi liberale per cui la libertà cessa dove comincia quella degli altri […]. In educazione è vero esattamente l’opposto. La responsabilità dell’educatore comincia dove comincia un’altra libertà; […] e deve accettare, per quanto si senta impari al suo compito, di qualificare per tutta una vita una libertà diversa dalla sua.”
“… solo Cristo nella “Vocazione di San Matteo” di Caravaggio può provocare l’io di Matteo nella teverna buia, ridestandolo alla vita.
L’educatore, imitando il gesto di Cristo, rimanda a un’ideale che trascende la sua persona. L’educatore indica il mistero del mondo mostrandolo tramite un particolare: la sua disciplina (la lezione). Pro – voca (chiama per, a favore di …) facendo vedere … Vorrei aiutare gli altri a vedere con gli occhi nuovi; provate a pensare che in una camera buia ci sia un quadro.
Solo con studi chimici si può provare la raffinatezza dei colori, o con una documentazione storica si può provare che esso è l’opera di uno straordinario maestro del colore. Si può anche aprire una finestra nella parete di fondo ed ecco entra la luce e i colori brillano. Allora non serve più alcuna dimostrazione. Si vede …” (Romano Guardini)