Natale. Solo poesie
Nella Kalenda di Natale, un componimento liturgico che un tempo era incluso nella Liturgia delle Ore, ancora vivo nella tradizione, si canta:
“Nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto,
quando in tutto il mondo regnava la pace,
Gesù cristo, Dio eterno e Figlio dell’Eterno Padre,
nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria,
fatto uomo.”
Vogliamo fermarci su quel verso: “quando in tutto il mondo regnava la pace”. Ecco, sarà stato poi vero che in quel quarantaduesimo anno dell’Impero non c’erano conflitti in giro per il mondo? Certo, tutto era sovrastato da una sorta di pace, la pax romana. La perfetta organizzazione burocratica e militare del potere di Roma teneva sotto controllo ogni angolo di ogni villaggio, almeno di quelli che siamo abituati a studiare sui nostri libri di storia, dimenticandoci che il mondo già allora era ben più vasto del Mediterraneo e dell’Europa.
Allarghiamo la domanda: è mai esistito sulla terra un giorno in cui poter dire con realismo: oggi regna la pace? Dal giorno di Caino, quante volte si è levato il braccio armato dell’uno per offendere ed eliminare l’altro?
“Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. “
Salvatore Quasimodo
È sempre l’Uomo del mio tempo, di ogni tempo, a fare di angoli di terra più o meno vasti, più o meno noti, il regno della guerra, anziché della pace.
Anche oggi. Anche vicino a noi.
Poi arriva il tempo della tregua. E, con fatica, della ricostruzione.
“Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.”
Wisława Szymborska, La fine e l’inizio
Non è ancora tempo di tregua. Risuonano dappertutto esplosioni e grida. Rabbia e dolore.
Potrebbe essere già un inizio, per noi, non chiudere le orecchie, non distrarsi.
“Considero valore tutte le ferite.
Considero valore accorrere a un grido
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.”
Erri De Luca, Valore
Ecco, vogliamo sussurrare solo questo: non è un’ipotesi che esista un creatore. Non è un’illusione che in quell’istante, “nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare…”, quel Dio si sia fatto uomo. È una certezza. Come è certo che le guerre, dopo quell’istante, non sono cessate, ma che ogni grido di dolore e ogni preghiera di soccorso ora hanno la fondata speranza di essere ascoltate e, in modi che non sempre riusciamo a immaginare, esaudite.
Il Natale della scuola Madonna della Neve di Adro, quest’anno, non sarà affollato di luci e suoni: sarà ricco solo della memoria di quell’istante, sarà descritto da tutte le nostre voci che, all’unisono, chiederanno per tutti i nostri cuori e per il mondo intero il dono della pace.
Venerdì 22 dicembre alle ore 19 sul sagrato del Santuario verrà celebrata la Santa Messa, animata dagli alunni e insegnanti della scuola. Al termine, per tutti, un bicchiere di tè caldo o di vin brulè, una fetta di panettone… e tanti affettuosi auguri.
“Ner dì così la Madre der Signore
s’è stretta er Fijo ar còre
e s’è asciugata l’occhi co le fasce.
Una lagrima amara pe chi nasce,
una lagrima dorce pe chi mòre.”
Trilussa, Natale de guera