10 Mag 2024

Il maestro giusto

Il maggio francese del ’68, il movimento che alcuni considerano la piรน bella rivoluzione dell’etร  contemporanea, prese vita nelle aule e nei corridoi delle universitร , per dilagare poi nelle piazze di mezzo mondo.

Alcuni slogan di allora sono diventati quasi proverbi: ยซlโ€™immaginazione al potereยป, ยซsiamo tutti indesiderabiliยป, ยซproibito proibireยป, ยซsiate ragionevoli, chiedete lโ€™impossibileยป.

Anche il ’77, in Italia, vide protagonisti gli studenti, a fianco di organizzazioni operaie e gruppi piรน caratterizzati politicamente (talvolta violenti e antidemocratici).

I piรน attempati tra noi ricordano che nelle scuole superiori di quegli anni era attivo e vivace un vero e proprio Movimento Studentesco.

Non solo. E non solo dalle nostre parti.

Piazza Tienanmen, a Pechino, venne colorata dal sangue di decine di studenti universitari schiacciati dai carri del potere. Studenti che dicevano: “Questo paese รจ il nostro paese. Questa gente รจ la nostra gente. Questo governo รจ il nostro governo. Se non facciamo  qualcosa, chi lo farร  per noi?”

E sono studenti e studentesse (soprattutto studentesse) in Iran a chiedere libertร  e vita. E pagano, per questo, il prezzo piรน alto.

Sono, ancora, studentesse (o desidererebbero tanto esserlo) tante ragazze e giovani donne afgane.

Poi c’รจ (c’รจ stato?) Il Friday for Future, con sempre gli studenti protagonisti.

In maniera provocatoria, potremmo ricordare che perfino il termine talebani, tradotto letteralmente, significa studente, a ricordarci che ogni entusiasmo e ogni idealitร , sradicata dal realismo e dalla tolleranza, possono diventare violenza e tragedia.

Alcune universitร  americane ed europee, in questi giorni, sono occupate da studenti, che, con accenti diversi e diverse modalitร , protestano contro l’occupazione israeliana della Striscia di Gaza. La situazione รจ sempre piรน tesa. Le forze dell’ordine, in qualche caso, sono intervenute duramente.

“Queste universitร  hanno accesso ai migliori studiosi del mondo e a persone che rappresentano punti di vista diversi. Perchรฉ non discutere e dibattere tutto apertamente? Una volta che unโ€™universitร  rinuncia a questo, sta mettendo in dubbio la ragione fondamentale della sua esistenzaโ€, sostiene Ezra Levinson della Jewish Voice For Peace.

Il tema รจ delicato e vibrante. Intendiamo il tema del conflitto arabo-israeliano, ma ancor piรน quello dell’educazione dei nostri giovani.

La questione palestinese, annosa e complicata, ci auguriamo tutti che possa un giorno risolversi. Ma l’altra, quella della crescita umana dei nostri ragazzi, resterร  sempre. E sarร  sempre, confronto aspro con chi adulto lo รจ giร . Talvolta conflitto.

I ragazzi, i giovani, saranno in certo modo sempre radicali, sempre spalancati alla novitร , talvolta confusi, ma raramente accontentabili con proposte al ribasso.

Il problema sarร  perciรฒ, domani come ieri come sempre, che adulti avranno davanti, che donne e uomini con cui paragonarsi.

Insomma: che maestri.

“Imparรฒ tante cose,
perรฒ non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un โ€œqua quaโ€):
Che cosโ€™รจ che non va?

Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?”

(Gianni Rodari, Il maestro giusto)