UNA CARTELLA DI DOMANDE
Ed eccoci qua: anno scolastico 2024-2025. Finisce il primo quarto del primo secolo del terzo millennio.
La campanella che suona sembra la stessa: in realtà è tutto diverso.
Siamo diversi noi, genitori, insegnanti, alunni. Diverso è il mondo attorno, diversi i sogni e diversi i timori.
Eppure, zaino sulle spalle o computer sotto il braccio, entriamo in aula con la stessa voglia di partire, di camminare.
A questo proposito, un consiglio. Lo prendiamo da una canzone (a noi piace spesso fare così):
“Prima di partire si dovrebbe essere sicuri
di che cosa si vorrà cercare, dei bisogni veri.”
In fondo la questione è tutta qui: non si trova nulla, se non si ha in testa, almeno intuitivamente, che cosa cercare. Come non si arriva in nessun posto, se non si ha qualche idea, almeno come desiderio, su dove arrivare.
Il cammino, sicuramente, riserverà sorprese, ma questo non evita a nessuno il rischio e il fascino della scelta della direzione.
Insomma, “cammina l’uomo quando sa bene dove andare”, per riecheggiare un’altra vecchia canzone cara a qualcuno di noi.
E allora quali sono i nostri bisogni veri? Che cosa vogliamo cercare?
Come sempre, queste righe sono il luogo delle domande, più che lo scaffale delle risposte.
Però quanto è bello entrare in un’aula, che tu sia studente o insegnante non fa differenza, con una cartella di domande, di inquietudini, di curiosità! Sarà difficile che, tra le pagine di un libro o nelle parole di un maestro, non si possa trovare almeno un inizio di risposta.
“E ora qualche passo
da parete a parete,
su per questi gradini
o giù per quelli,
e poi un po’ a sinistra,
se non a destra,
dal muro in fondo al muro
fino alla settima soglia,
da ovunque, verso ovunque
fino al crocevia
dove convergono
per poi disperdersi
le tue speranze, errori, dolori,
sforzi, propositi e nuove speranze.”(Wislawa Szymborska, Labirinto)
Buon cammino a tutti, allora. Con un’ultima piccola annotazione, che prendiamo ancora dalla canzone con cui abbiamo iniziato.
“Le parole che ti scrivo
non so dove l’ho comprate
di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta
perché l’argento sai si beve
ma l’oro si aspetta.”
L’argento (alla francese: il denaro) si beve, si consuma.
L’oro, assai più prezioso, si aspetta.
Arriva. Come un dono.