06 Nov 2025

Educare è un mestiere di promesse

Il Santo Padre Leone XIV ha pubblicato una lettera apostolica sull’educazione dal titolo Disegnare nuove mappe di speranza

I contenuti di questo documento non si rivolgono solo al mondo cristiano, ma a tutto il mondo dell’educazione, un’occasione per rimettere al centro la scuola e l’educazione, perché, come scrive, “Chi studia si eleva, allarga i propri orizzonti e le proprie prospettive, per recuperare uno sguardo che non si fissa solo in basso, ma è capace di guardare in alto: verso Dio, verso gli altri, verso il mistero della vita. Questa è la grazia dello studente, del ricercatore, dello studioso: ricevere uno sguardo ampio, che sa andare lontano, che non semplifica le questioni, che non teme le domande, che vince la pigrizia intellettuale e, così, sconfigge anche l’atrofia spirituale.”

In un mondo frammentato e digitalizzato,  la “cosmologia della paideia cristiana” offre una visione educativa che unisce fede, ragione, giustizia e cultura. Il Vangelo stesso si fa gesto educativo, relazione e cultura. I santi educatori  hanno reso concreta la convinzione che “l’educazione dei poveri non è un favore, ma un dovere

L’educazione è opera corale: nessuno educa da solo. La comunità educante – docenti, studenti, famiglie e pastori– è un “noi” generativo che rinnova l’acqua della tradizione, impedendo che ristagni nel “si è sempre fatto così”.

“Educare è un atto di speranza e una passione, che si rinnova perché manifesta la promessa che vediamo nel futuro dell’umanità”, per questo“educare è un mestiere di promesse: si promette tempo, fiducia, competenza; si promette giustizia e misericordia, si promette coraggio della verità e il balsamo della consolazione. ”

In questa prospettiva la formazione cristiana è integrale, unisce spirito, mente, affetti, corpo e società, assume la contemplazione del Creato come via alla sapienza e si oppone alla riduzione dell’educazione a mera competenza economica: “Una persona non è un algoritmo, ma un volto, una storia, una vocazione.” 

Si tratta di mettere al centro la persona, educando allo sguardo lungo (come Abramo), capace di scorgere nel cielo le stelle della promessa. La formazione è apprendistato di virtù, non solo trasmissione di saperi e l’educatore è quindi un testimone, non un semplice professionista.

Compito della scuola e, in particolare, di quella cattolica è “ricostruire fiducia in un mondo di conflitti e paure, ricordando che siamo figli e non orfani.

Accanto alle basi del Patto Educativo Globale, sottoscritto da Papa Francesco, si individuano tre priorità: vita interiore, che risponde al bisogno di profondità dei giovani, digitale umano per un uso sapiente delle tecnologie e dell’IA, Pace disarmata e disarmante per educare linguaggi non violenti, a costruire ponti non muri.

Disegnare nuove mappe di speranza significa intrecciare tradizione e futuro, non chiudersi, ma aprirsi: disarmare le parole, alzare lo sguardo, custodire il cuore.