
IL CONCILIO DEGLI DEI
Nel momento in cui scriviamo queste righe, le condizioni di salute di Papa Francesco ci preoccupano. Il bollettino medico che quotidianamente esce dal Gemelli di Roma non consente grande ottimismo. Insieme alle preghiere di tutti, vogliamo offrire qualche considerazione che anche questa dolorosa circostanza della vita, come quelle simili più intime e personali che ci toccano, ci offre.
Il Papa è vecchio, è debole, è malato. Come i suoi recenti predecessori, però, non nasconde la sua condizione, non finge invulnerabilità. Giovanni Paolo II (che nei primi anni del suo pontificato andava a sciare, nuotava, era stato definito il papa atleta), nel crepuscolo del suo pontificato non provava imbarazzo a mostrare la difficoltà di parola, la schiena curva, il passo incerto. Benedetto XVI, sentendo le energie insufficienti a svolgere la sua alta missione, sorprese il mondo col suo passo indietro, senza per questo rinunciare a una testimonianza più discreta, ma non meno efficace.
Solo i regimi e i dittatori nascondono la loro debolezza, perfino la loro morte, quando arriva (perché anche per loro, arriva).
Il tiranno è forte, cavalca a petto nudo, solleva carichi impossibili agli altri. Il tiranno sorride in ogni occasione, il tiranno gode sempre di ottima salute, fino al giorno della caduta, quando viene stanato in qualche buca polverosa, o fucilato nel cortile di dietro, dopo uno sbrigativo processo, o appeso a una pensilina, con volgare ferocia.
Nel momento in cui scriviamo è stridente il contrasto tra questi due modelli di leadership.
Le ultime immagini di Papa Francesco ce lo mostravano in carrozzella, mentre oggi ce lo figuriamo in un letto bianco, tra cannule e respiratori. I capi del mondo invece imperversano sui social e sulla stampa: con un dito spostano eserciti, con una mano bloccano popoli, con una parola fomentano guerre e distruzione. Alternano facce sorridenti a facce feroci, con la irredimibile presunzione di chi si sente artefice del proprio destino e del destino degli altri.
In questo nuovo Concilio degli Dei, sul Monte Olimpo o nelle stanze dei bottoni, non c’è posto per la fragilità.
Comincia la Quaresima, un tempo prezioso per ricondurci al centro di noi stessi, là dove è difficile mascherare fragilità e limiti. In questo tempo di nuovi dei, di statue d’oro virtuali che vogliono apparire eterne e invece dureranno il tempo di un tweet, c’è il colore viola del digiuno, l’austero simbolo della cenere, il perentorio eloquio del silenzio a ricordarci chi siamo.
Chi siamo noi, tutti, i potenti e gli umili, i vincenti e gli umiliati.
Voglio scrivere un poesia
sulla forza e la debolezza
quando si abbracciano
quando convergono
e con un pugno
ti gettano a terra o ti mandano in cielo;
Quando lo stesso respiro
contiene il sole e il dolore
quando “aiuto!” e “sono salvo!”
rivendicano lo stesso terreno della carne.
(Katerina Anghelaki-Rooke)